Inaugurato nel 2000 e completamente rinnovato nel 2018, il Museo Piaggio è oggi il più grande museo motociclistico d’Italia e uno dei maggiori in Europa.
Cinque collezioni permanenti su 5.000 m² e 340 m² di esposizioni temporanee raccontano oltre un secolo di grandi emozioni, sogni e progetti che hanno accompagnato lo sviluppo economico e sociale di una nazione.
Nato nel marzo del 2000 nei locali dell’ex officina attrezzeria, uno dei corpi di fabbrica più antichi e affascinanti del complesso industriale di Pontedera, il Museo Piaggio è oggi il più grande e completo museo italiano dedicato alle due ruote: nelle sue sale sono esposti esemplari spesso unici che raccontano non solo la storia del Gruppo Piaggio e dei suoi marchi, ma ripercorrono la storia della mobilità e dello sviluppo industriale e sociale di un Paese, perché la memoria storica di Piaggio attraversa l'intera storia dei trasporti: navi, treni, aeroplani, auto, scooter, motociclette sono nate dalla casa madre e dai suoi marchi.
Il Museo si propone così come l'unico in Italia in grado di ripercorrere la storia di un comparto ad altissimi contenuti tecnologici e di innovazione, la cui evoluzione ha segnato la storia d’Italia e d’Europa.
Dopo 18 anni di attività e un successo segnato da oltre 600mila visitatori, nel 2018 il Museo Piaggio è stato completamente rinnovato, passando da 3.000 a oltre 5.000 metri quadrati, con più di 250 preziosi pezzi esposti.
L’aumento della superficie espositiva deriva dalla apertura di due spazi completamente nuovi che, come nella concezione originaria del Museo, sono nati dal recupero e dal restauro di antichi siti industriali. Gli spazi dove le Vespa e i veicoli Piaggio venivano fabbricati fino agli anni ’70, poi trasformati in magazzini e progressivamente abbandonati con l’ammodernamento e lo spostamento delle linee produttive, sono stati recuperati all’uso museale.
Qui sono accolte due collezioni, una dedicata ai marchi Piaggio e Ape e l’altra alla storia più propriamente motociclistica e sportiva dei marchi Aprilia, Gilera e Moto Guzzi, che insieme racchiudono lo straordinario palmares di 104 Titoli Mondiali nelle varie specialità del motociclismo sportivo, dalle Supermoto al Motomondiale, dal Trial alla SBK.
Accanto allo spazio dedicato alle collezioni esposte permanentemente, il Museo Piaggio dedica 340 m² a esposizioni temporanee che permettono alla struttura di variare continuamente l’offerta culturale spaziando dal campo dell’arte a quello della tecnologia, dalla divulgazione scientifica alla moda. Negli anni questi spazi hanno ospitato mostre, eventi e opere di artisti straordinari quali Dalì, Picasso e, tra gli italiani, Burri, Nomellini, Viani, Pellizza da Volpedo, Fattori, Modigliani, Carrà, Signorini, Soffici, Spreafico, Nespolo e altri protagonisti dell’arte moderna e contemporanea.
Il Museo Piaggio accoglie anche l’Archivio Storico Piaggio, una delle più ricche e complete testimonianze di storia industriale d’Europa.
L’Archivio Storico Piaggio conserva infatti la documentazione dalle origini dell’azienda fino ai giorni nostri in centinaia di migliaia documenti originali. Nel 2003 il Museo Piaggio e l'Archivio Storico sono stati premiati come Miglior Museo e miglior Archivio d'Impresa in Italia, nell'edizione del Premio Impresa e Cultura 2003.
LE COLLEZIONI PERMANENTI
La produzione ferroviaria e aeronautica
Due fondamentali testimonianze della produzione aeronautica e ferroviaria Piaggio accolgono il visitatore all’ingresso del Museo: un esemplare di motrice ferroviaria M2 DE 54 (1936) utilizzato dalle ferrovie Calabro-Lucane “sfonda” letteralmente la vetrata d’ingresso del Museo e testimonia della avanzata tecnologia Piaggio che, per prima in Italia, realizzò automotrici, elettromotrici e vetture ordinarie interamente in acciaio inossidabile. Sul piazzale è posizionato, come su una pista di atterraggio, l’aereo P148, un biposto da addestramento acrobatico del 1951. All’interno del museo due grandi motori aeronautici “stellari”, il P VII (1934) e P XI (1938), costruiti negli stabilimenti di Pontedera e Pisa, dominano la sala centrale dall’alto.
La Collezione Vespa
Solo al Museo Piaggio è possibile ammirare, esposti insieme, i rari e preziosi prototipi degli anni Quaranta che dettero il via alla storia di Vespa, a cominciare dal MP5, conosciuto come “Paperino”, primo esercizio di Piaggio sul tema scooter, prodotto in pochissimi esemplari tra il 1944 e 1946, e l’MP6, il vero prototipo di Vespa uscito dalla matita di Corradino d’Ascanio nell’autunno 1945.
Tra i veicoli di serie si ammirano tutti i “classici” di una storia che è diventata mito, a partire dalla prima serie della Vespa 98 cc dell’aprile 1946 per proseguire con pietre miliari quali la Vespa 125 del 1951 (resa celebre da Vacanze Romane), la rara Vespa “U” del 1953, la GS 150 del 1955, secondo molti lo scooter più bello mai realizzato, le cui proporzioni perfette hanno segnato per sempre il design di Vespa.
E poi ancora la 50 cc del 1963 un punto di svolta epocale nella storia di Vespa e la 125 Primavera del 1968. Gli anni Settanta sono rappresentati dalla Vespa 125 Primavera ET3 (1976) e dalla Vespa 200 Rally (1976), che in quegli anni proponevano una soluzione tecnica innovativa come l’accensione elettronica, e dalla mitica Vespa P125X del 1977, “replicata” da una sua versione gigante, un modello fuori scala di 4 metri di altezza. La collezione prosegue poi con i pezzi più importanti degli anni Ottanta (quali PK e 125 PX T5, anche in versione Dakar), Novanta (la nuova Vespa ET e la rara “Revival” della 50 Special del ‘91) e Duemila, fino ai modelli più recenti come quelli realizzati nel 2011 in occasione delle celebrazioni dei 150 anni dell’Unità d’Italia e nel 2016 per il 70esimo compleanno di Vespa. Fino ad arrivare ai nostri giorni e guardare al futuro con le linee essenziali ed elegantissime di Vespa 946 nella versione (RED) che, a partire dal 2016 è il modo più elegante e ricco di stile per dimostrare sensibilità a un grande problema e rappresenta l’opportunità di aderire concretamente a una battaglia di civiltà tra le più difficili.
Tra i pezzi più rari conservati al Museo Piaggio spiccano le Vespa da competizione, alcune delle quali sono state protagoniste di incredibili record: pezzi unici come la Vespa Siluro (una 125 a due cilindri contrapposti con la quale il pilota Dino Mazzoncini conquistò nel 1951 il record mondiale sul chilometro lanciato), la Vespa Montlhéry (che nel 1950 conquistò in 10 ore 17 record del mondo sull’omonimo circuito francese), la Vespa Sei Giorni numero 94 guidata da Giuseppe Cau nel corso della gara del 1951 nella quale la squadra corse Piaggio si aggiudicò ben 9 medaglie e le Vespa 98 e 125 corsa e circuito.
Una vera curiosità è la Vespa Alpha, veicolo fuoriserie realizzato per una produzione cinematografica del 1967. Un capitolo a parte meritano le due Vespa destinate a uso militare: la Vespa 150 TAP, destinata alla Armée Française e armata con un cannone anticarro da 75 mm, e la Vespa Militare 125 del 1964, progettata per il Ministero della Difesa italiano.
Un’area speciale (rinnovata per l’occasione con un suggestivo allestimento “ambientato”) è dedicata alle Vespa che hanno affrontato lunghi e avventurosi viaggi intorno al mondo. Tra di esse spicca per il suo valore artistico la Vespa Dalì, una Vespa 150 S di produzione spagnola con la quale, nel 1962, due studenti universitari, Antonio Veciana e Santiago Guillem, partirono da Madrid per un “giro del mondo in Vespa in 79 giorni”. Prima di partire Veciana e Guillem si recarono a Cadaques, dove il pittore surrealista Salvador Dalì (1904-1989) volle decorare in modo bizzarro la carrozzeria della Vespa, apponendovi la sua firma e il nome della compagna e musa ispiratrice Gala. Imperdibili anche le Vespa in sella alle quali il giornalista, scrittore, cantautore e attore Giorgio Bettinelli (1955-2008) – un vero e proprio mito per i vespisti di ogni generazione – ha compiuto i suoi celebri raid. Nel 1992 partì da Mentana, in provincia di Roma, alla volta di Saigon, in sella a una Vespa 150 PX: percorse 24.000 chilometri in sette mesi, attraversando dieci paesi. Nel 1994 una nuova avventura: 36.000 chilometri da Anchorage (Alaska) a Ushuaia (Terra del Fuoco), ancora una volta a cavallo di una Vespa PX. Tra il settembre 1995 e il settembre 1996 macinò altri 52.000 chilometri, da Melbourne a Città del Capo lungo il ponte naturale delle isole indonesiane e Singapore, attraverso l’Asia continentale – dalla Malesia alla penisola del Sinai – e il continente africano – dal Canale di Suez al Capo di Buona Speranza. Nell’ottobre del 1997 cominciò la sua Worldwide Odissey: un giro del mondo – dal Cile alla Tasmania – in 1340 giorni: 144.000 chilometri, 7.000 litri di benzina e 150 chili d’olio. Nel 2006 il suo ultimo viaggio lo vide in Cina.
La collezione Piaggio
La prima delle due nuove sale aperte al pubblico nel 2018 è destinata all’esposizione della collezione dedicata al marchio Piaggio. La compongono veicoli che hanno segnato la storia di intere generazioni e fanno parte del vissuto di milioni di persone.
Dopo l’assoluto “monopolio” del marchio Vespa, l’esagono Piaggio si afferma col successo dei ciclomotori. 50ini come Ciao e poi Bravo, Boxer, Sì rappresentano la prima motorizzazione, e quindi libertà, per ragazze e ragazzi degli anni ’70. Una vera rarità è il primo prototipo di ciclomotore del 1955, ideato da Corradino d’Ascanio. A partire da quei “motorini” il marchio si è evoluto attraverso famiglie sempre più tecnologhe di scooter e motorizzazioni passando per Sfera e Quartz degli anni ’90, per giungere a proposte estremamente evolute sia da un punto di vista tecnologico, sia nel design e proponendo innovazioni molto marcate come nel caso di MP3, primo scooter a tre ruote.
La collezione Ape, accolta in queste sale, spazia dal primo modello, nato nell’immediato dopoguerra per rimettere in moto i piccoli traffici merci, all’Ape Calessino del 1956 pensato per il trasporto dei passeggeri, passando per la rara versione Pentarò, a cinque ruote con rimorchio, che rappresenta un esempio significativo dei differenti impieghi del veicolo, come mostra anche la presenza di un Ape 400 furgone utilizzato dalle Poste Italiane. Tra i molti modelli si segnala il Calessino Presidenziale identico a quello donato al Presidente della Repubblica nel 2008, per celebrare i 60 anni della Costituzione repubblicana. L’Ape TM 703 Eurasia Expedition, protagonista nel 1998 di un viaggio lungo 25.000 km, da Lisbona a Pechino, conserva ancora la strumentazione utilizzata nel raid. All’Ape carretto siciliano, modello unico interamente dipinto a mano dal pittore Roberto Caputo nel 2008, fa da contraltare artistico la piccola Ape 50 decorata nel 2011 dall’artista toscano Giuliano Ghelli (1944-2014). E lo spazio caffetteria allestito proprio con un simpatico Ape street food, è una delle novità che attende i visitatori in questa sala.
Per testimoniare la lunga durata dell’impegno di Piaggio nel campo dei veicoli commerciali, è esposto uno dei primi modelli del quattro ruote Piaggio Porter, il versatile minivan lanciato da Piaggio nel 1997.
La collezione Piaggio è arricchita e completata da testimonianze dei molti settori della mobilità toccati dal marchio azzurro: ecco allora il fuoribordo Moscone degli anni ‘50, il motore marino Hydrojet e il trattore T111, entrambi dal decennio dei ’70.
La collezione moto (Aprilia, Gilera, Moto Guzzi)
La grande novità del nuovo allestimento 2018 del Museo Piaggio è l’ampia area espositiva dedicata alle collezioni storiche dei marchi motociclistici del Gruppo Piaggio, a cominciare dalla collezione Gilera che, già presente sin dalla prima configurazione museale, si arricchisce ora di 40 nuovi pezzi usciti da una minuziosa operazione di recupero e restauro.
La prima motocicletta costruita da Giuseppe Gilera apre un percorso cronologico, illustrato da immagini provenienti dall’Archivio Storico Gilera, che accoglie i numerosi esemplari che hanno segnato la storia della casa motociclistica di Arcore, acquisita da Piaggio nel 1969.
La VT 317 del 1909, la capostipite, è caratterizzata da una trasmissione dall’albero motore alla ruota posteriore realizzata con cinghia di cuoio, presenta un motore di concezione molto avanzata con distribuzione a due valvole in testa comandate da aste e bilancieri e ampie alettature su cilindro e testa.
La produzione Gilera degli anni Venti e Trenta è rappresentata dalla 350 Super Sport e dalla 500 VL Sei Giorni. Dopo le realizzazioni di tipo prevalentemente sperimentale degli anni 1933-34, il motore a valvole in testa – identificato dalla sigla VT – venne definitivamente lanciato come prodotto di serie nel 1935. Il Museo espone, tra gli altri, i modelli 500 VT Bitubo con doppio scarico a profilo romboidale a coda di pesce, e la 500 Otto Bulloni.
Esemplare unico in questa collezione è la Gilera Rondine (esposta anche in versione carenata), la moto che cambiò il destino sportivo della casa di Arcore frantumando, nel 1937, i primati sui 50 e 100 chilometri e sulle 50 e 100 miglia e sull’ora sfrecciando a quasi 250 km/h. Da allora la carriera della Rondine è costellata di record di velocità e di affermazioni mitiche quali quelle di Monza del 1937 e, nello stesso anno, alla Milano-Taranto. Successiva testimonianza dei successi del marchio Gilera è la 500 Saturno Sport, lanciata nel 1940, una delle moto più famose del mondo. Delle moto da competizione preparate da Giuseppe Gilera per lo “squadrone” corse, è esposta la Saturno Sanremo, la Saturno Piuma, presentata ufficialmente nel 1952 che ottenne successi fino al 1957. Nella collezione del Museo Piaggio sono presenti anche la Saturno Cross del 1952 con il motore versione corsa con cilindro in lega e la 175 Regolarità del 1956.
L’impegno e le vittorie sui circuiti di tutto il mondo sono rappresentate da modelli quali le bicilindriche 125 e 175 e la regina 500 Quattro cilindri, anche in versione sidecar.
La Gilera Quattro cilindri è tra le moto da corsa più vincenti, famose e celebrate di tutti i tempi, vittoriosa dal 1949 al 1957. Anni nei quali conquistò 6 Mondiali Piloti e 5 Mondiali Costruttori nella classe 500. E poi 6 campionati italiani, 7 Gran Premio delle Nazioni e numerosi altri podi. Nel 1956 e 1957 la Quattro cilindri sidecar vinse per due volte il Gran Premio delle Nazioni con alla guida il pilota Albino Milani insieme al fratello Rossano, che riuscirono a raggiungere i 190 km/h, superando di media i 160 km/h nel giro di Monza.
Di recentissimo restauro anche una serie di modelli da competizione degli anni Ottanta e Novanta.
Particolarmente emozionante per gli appassionati sarà ammirare dal vivo la moto in sella alla quale, nel 2008, Marco Simoncelli ha conquistato per Gilera il 14° titolo Mondiale nella classe 250.
Per la prima volta sono esposti anche alcuni veicoli realizzati per l’Esercito Italiano e la Guardia di Finanza, tra i quali vogliamo ricordare le bellissime Gilera Saturno 500 Militare e la 300 Bicilindrica Guardia di Finanza.
Nell’ambito della piccola ma preziosa selezione di Moto Guzzi, si segnala un esemplare delle straordinaria Moto Guzzi V8 del 1957, un capolavoro di meccanica, una delle moto più famose di ogni epoca.
Completano la collezione l’ambitissimo Falcone 500 del 1958 e il Galletto 175. Vero e proprio pezzo unico è poi la TOMOTO, modello esclusivo customizzato dal designer inglese Tom Dixon nel 2017, in occasione del 50° anniversario della mitica Moto Guzzi V7. Per gli appassionati del fortunato programma televisivo “Lord of the Bikes”, dedicato ai customizzatori di motociclette, sarà inoltre possibile ammirare la Moto Guzzi vincitrice della sfida 2016.
Per celebrare le 294 vittorie nei GP di Aprilia sono esposte al pubblico alcune moto da competizione del marchio di Noale, circondate da un suggestivo allestimento che valorizza volti, immagini e numeri dei suoi successi. Spiccano, ovviamente, le moto campioni del mondo: la RS 125 che, nel 1997, vide Valentino Rossi per la prima volta Campione del Mondo, le RSV 250 con cui Loris Capirossi e Manuel Poggiali primeggiarono rispettivamente nel 1998 e nel 2003 e la RSV4 Factory che portò Max Biaggi alla vittoria nel mondiale SBK del 2010.
In esposizione anche una selezione di modelli storici che hanno fatto la storia internazionale della motocicletta: la Brough Superior SS 100, mito degli anni Trenta, la Vincent Black Shadow 1000 velocissima bicilindrica con motore a V di 1000 cc, la Ariel Square Four MK1 del 1950, la Velocette Venon Clubman del 1960 e la Norton Manx 500, una delle moto da corsa più celebri e vincenti del XX secolo. Accanto a questi gioielli due esempi della produzione di serie dello storico marchio vicentino Laverda, acquisito da Piaggio, insieme ad Aprilia, nel 2004: la Laverda SF 750 (1973) e la Laverda 1200 Anniversario (1979).
La collezione d’arte del Museo Piaggio
Il Museo ha sempre dedicato un’area al rapporto tra il mito di Vespa e le diverse forme di espressione artistica, con particolare riferimento all’arte contemporanea e al cinema. Uno spazio che si conferma e si rinnova nel nuovo Museo e accoglie le interpretazioni di Vespa date, negli anni, da artisti e designer: una raccolta di opere particolarmente interessante per varietà di stili e materiali, frutto dell’ormai quasi ventennale attività culturale della Fondazione.
Tra le Vespa d’autore spicca la reinterpretazione “mitologica” di Mino Trafeli, una Vespa segnata dalle inconsuete proporzioni e da inserti in alabastro, realizzata in occasione di un’antologica dell’artista ospitata dal Museo Piaggio nel 2003. Tradizione ormai consolidata che fa di questa sezione un’area in costante ampliamento e rinnovamento, con l’acquisizione di nuove Vespa via via reinterpretate dai diversi artisti ospitati dal Museo, a cominciare da quella realizzata nel 2010 da Ugo Nespolo per la mostra “La Vespa e il cinema”. E proprio al Cinema – che ha avuto un ruolo fondamentale nella costruzione del mito di Vespa – è dedicato uno spazio a sé, con un monitor touch-screen sul quale “navigare” tra le più belle scene della storia del cinema che hanno vista protagonista la Vespa. Si spazia così da Vacanze Romane (1953) ad Alfie, da La dolce Vita (1960) a Quadrophenia (1979), passando per Caro Diario di Nanni Moretti (1993) e The Interpreter di Sidney Pollack (2005).
In questa zona si possono inoltre ammirare Vespa interpretate da artisti come Giampaolo Talani, Giorgio Dal Canto, Luca Moretto, Ali Hassoun, e alcune Vespa ET4 realizzate nel 2001 da giovani designer in occasione del concorso “VespArte”, tra le quali “Pezzo Unico” di Nicolino Di Carlo.